Speranza mal riposta: l’errore del nazionalismo cristiano
La chiesa degli USA, evangelica ma anche riformata, si è trovata ad affrontare un tema che ha causato e continua a causare tensione tra il popolo di Dio. La questione che sta dividendo i nostri fratelli e sorelle americani ha a che fare con il rapporto che esiste o dovrebbe esistere tra lo stato e la chiesa. Anche nei media italiani sentiamo spesso parlare dell’importanza del voto evangelico nell’elezione del presidente degli Stati Uniti. Gli evangelici insieme ai cattolici tendono a supportare quei candidati che almeno a parole si oppongono tra le altre cose all’aborto o alla teoria gender o che comunque difendono principi morali biblici. Questo, ovviamente, è positivo.
Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Per alcuni, non si tratta semplicemente di promuovere i valori biblici, ma di imporli, se necessario, attraverso la forza dello Stato. Secondo i nazionalisti cristiani, il dovere dello Stato non è semplicemente quello di proteggere i cittadini dai pericoli interni ed esterni, ma di essere un governo cristiano che contribuisca a stabilire il regno di Dio.
Questa interpretazione non è nuova. In effetti, è la versione evangelica di ciò che la chiesa cattolica romana ha cercato di adempiere durante il Medio Evo. Roma non era soltanto una istituzione spirituale ma anche temporale. Il Sacro Romano Impero era il tentativo di stabilire un governo cristiano con monarca e leggi cristiane. Violare le leggi ritenute bibliche non portava semplicemente a delle conseguenze ecclesiastiche ma anche civili. Chi si opponeva o non si sottometteva veniva spesso perseguitato, così come i protestanti, gli eretici e gli ebrei.
Persino i Riformatori del XVI secolo, pur avendo compreso meglio gli insegnamenti della Bibbia su questo argomento, a volte non riuscirono a metterli in pratica. Si pensi al forte legame tra autorità civile e religiosa a Ginevra, all'importanza di un principe luterano in Germania e al ruolo del re nella Chiesa anglicana in Inghilterra.
La chiesa scozzese affrontò questo tema dando risposte contradditorie. Da un lato insistette giustamente sulla indipendenza della chiesa dallo stato. Cristo era il capo della chiesa e non il re o qualcuno per lui. Dall’altro lato lo stato non era indipendente dalla chiesa. Il magistrato civile era incoraggiato non solo a seguire la fede biblica ma a proteggerla e se necessario in alcuni casi anche ad imporla.
Per esempio, l'originale versione della Confessione di fede di Westminster al capitolo XXIII sezione III afferma che il magistrato
“ha l’autorità, ed è suo dovere, di prendere misure affinché l’unità e la pace siano preservate nella Chiesa, ché la verità di Dio sia preservata pura ed integra, e tutte le blasfemie ed eresie siano soppresse, tutte le corruzioni e gli abusi nel culto e nella disciplina siano prevenuti o riformati, e tutte le nomine di Dio siano appropriatamente deliberate, amministrate, ed osservate, per la cui migliore applicazione, egli ha il potere di convocare i sinodi, di presenziarvi e di provvedere a qualunque cosa sia trattata in essi secondo la mente di Dio”.
La denominazione a cui io appartengo, la Free Church of Scotland, pur sottoscrivendo la confessione di Westminster ha sentito il bisogno di qualificare questo punto affermando che, come chiesa, non crediamo che lo stato debba perseguitare gli eretici.
Il nazionalismo cristiano ha quindi origini molto antiche, ed è il riproporsi di vecchi errori. Quali sono gli errori alla radice di questa interpretazione? Ve ne sono diversi. Vorrei citarne brevemente solo alcuni.
Ecclesiologia errata
Dietro al nazionalismo cristiano vi è la comprensione sbagliata di quale sia la natura e la missione della chiesa.
La chiesa per quanto visibile è una realtà spirituale. La chiesa del Nuovo Testamento è diversa dalla chiesa dell’Antico Testamento. Quest’ ultima aveva un re fisico, con una capitale geograficamente stabilita con un vero esercito. Israele era un composto di un gruppo etnico ben distinto dagli altri. Con la venuta di Gesù tutto ciò è cambiato. Il capo della chiesa è Cristo, che dal suo trono in cielo tramite lo Spirito Santo regna nei cuori del suo popolo (1 Corinzi 6:19). Il nostro combattimento non è contro carne e sangue ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti (Efesini 6:12). Quando Gesù fu interrogato da Pilato gli disse: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero…ma ora il mio regno non è di qui» (Giovanni 18:36).
Dietro al nazionalismo cristiano vi è la comprensione sbagliata di quale sia la natura e la missione della chiesa.
Il regno di Cristo non è una nazione geograficamente limitata, composta da un gruppo etnico, come nel caso di Israele, ma è un popolo che Cristo si è acquistato da gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Apocalisse 5:9).
Essendo un regno di natura spirituale ne consegue che la missione della chiesa sia conseguentemente spirituale e non temporale.
A causa della propria visione terrena del regno di Dio il nazionalista cristiano pensa che lo scopo della chiesa sia di cambiare la società non solo tramite i mezzi di grazia ma tramite mezzi secolari come la politica.
Un partito cristiano, che vuole governare usando leggi e principi cristiani cosicché la nazione diventi cristiana sembra in apparenza qualcosa di buono. Ovviamente tutti noi vorremo vivere in un paese dove i principi morali biblici vengono apprezzati e accettati. La domanda che dobbiamo porci è: “come otteniamo questo”.
Nel libro degli Atti non troviamo mai gli apostoli che cercano di influenzare l’Impero Romano con mezzi secolari. Gli apostoli misero il mondo sottosopra con la predicazione del vangelo. È Dio che tramite il vangelo cambia le persone e le porta a desiderare e a vivere secondo i suoi principi.
Non c’è niente di sbagliato per un cristiano di servire Dio nella politica, ma sarebbe sbagliato se la chiesa cercasse di farlo. Il ministero che Dio ha affidato alla sua chiesa e quello della riconciliazione (2 Corinzi 5:18). La nostra chiamata non è di cristianizzare l’Italia gli USA o la Gran Bretagna ma di invitare le persone ad entrare nel regno di Dio, ricevendo Cristo come loro Salvatore e Signore.
2. Ermeneutica errata
Tra i cristiani nazionalisti vi è l’idea errata che quello che Dio dice a Israele possa essere applicata a una nazione. Questo errore venne commesso dal Sacro Romano Impero nel medio evo, dalla Gran Bretagna nel XIX secolo e da molti credenti americani oggi. Quando Re Carlo fu coronato re recentemente vi erano molti simboli cristiani. Alcune canzoni di quel periodo parlano dell’Inghilterra come della nuova Gerusalemme. Molti teologi scozzesi applicavano il messaggio dei profeti al regno d’Israele alla monarchia e al parlamento Scozzese. Molti cristiani americani oggi considerano la loro nazione come scelta da Dio e si appropriano di promesse che non sono loro.
Inoltre vi è l’idea anche questa sbagliata che la legge che vincolava Israele nel vecchio patto vincoli la nazione moderna. Questa idea è anche chiamata teonomismo che purtroppo non distingue i tre aspetti della legge di Dio.
La teologia riformata crede e afferma che la legge morale, riassunta nei Dieci Comandamenti, sia ancora vincolante nel nuovo patto, ma la legge cerimoniale e civile siano cessate in Cristo. L’adulterio è peccato, ma non è un crimine come nell’ Antico Testamento. L’idolatria era punita con la pena di morte, ma questo non succede nel Nuovo Testamento. All’ Israelita era comandato di non mischiarsi con altri popoli, ma questo non vuol dire che una razza debba mantenersi pura senza mischiarsi con altre, cosa che alcuni purtroppo è stato insegnato e ancora oggi è insegnato da alcuni falsi insegnanti.
3. Escatologia errata
Molto spesso chi supporta il nazionalismo cristiano ha idee confuse a riguardo delle cose che dovranno accadere prima del ritorno di Cristo.
La chiesa romana ha una escatologia ultra-realizzata. Il ritorno di Gesù non viene negato esplicitamente ma è quasi completamente ignorato. Nell’ambiente protestante e riformato spesso il nazionalista cristiano crede nel post-millenarismo. Personaggi come Doug Wilson, la chiesa Apologia e altri come loro pensano che prima del ritorno di Cristo la chiesa vivrà una nuova era dorata di grande successo dove il mondo verrà sottomesso a Cristo tramite il ministero della chiesa. È interessante notare che la stessa convinzione escatologica di molti nella chiesa scozzese che vedevano la Scozia come una nazione di Dio.
Il problema è che questa visione soprattutto nelle sue forme più estreme omette che questa era dorata non precederà la seconda venuta di Cristo, ma sarà il risultato di tale venuta. Non è la chiesa che sottomette e cambia il mondo, ma è Cristo che lotta e vince per il suo popolo.
Nel libro degli Atti non troviamo mai gli apostoli che cercano di influenzare l’Impero Romano con mezzi secolari. Gli apostoli misero il mondo sottosopra con la predicazione del vangelo.
Il mondo era, è e sarà sotto l’influenza del maligno sino a quando il Signore Gesù tornerà e lo caccerà nello stagno di fuoco e di zolfo. Fino a quel giorno questo mondo si opporrà a Dio e al suo unto.
Per concludere dobbiamo ricordarci che in questo mondo avremo tribolazioni. Il motivo di tale opposizione è che anche se siamo in questo mondo non siamo di questo mondo (Giovanni 15:19). Come nostro padre Abraamo siamo pellegrini, abitiamo in tende aspettiamo la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio (Ebrei 11:10).
La nostra speranza è che un giorno il Re dei re tornerà, purificherà la sua chiesa e l’intero mondo dalla presenza del peccato e instaurerà il suo regno di pace che non avrà mai fine.
Confortiamoci gli uni gli altri con questa gloriosa speranza.