Ep.50: Siamo tutti teologi: Un’introduzione alla teologia sistematica
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Ep.50: Siamo tutti teologi: Un’introduzione alla teologia sistematica

In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo iniziano una nuova serie sulla teologia sistematica, utilizzando come guida il libro di R. C. Sproul: Siamo tutti teologi.

In realtà, ogni credente è teologo, poiché ogni volta che pensa a Dio o un insegnamento della Bibbia e ci sforziamo di comprenderlo, sta facendo teologia. Siamo tutti teologi. La vera domanda è se siamo bravi o meno!

La teologia sistematica è una disciplina importantissima poiché organizza tutto ciò che Dio ha rivelato nella sua Parola in determinate categorie. Organizzare i vari insegnamenti della Bibbia in modo sistematico, utilizzando metodi di interpretazione corretti e collaudati nel tempo, ci permette di possedere una teologia coerente e fondata sulla verità, ricordandoci ancora una volta com’è Dio, cosa ha fatto e farà per il suo popolo in Cristo.

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Ep.49: Stesse parole, mondi diversi
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Ep.49: Stesse parole, mondi diversi

I cattolici e i protestanti credono allo stesso Vangelo? Si sente spesso dire che i cattolici romani e i protestanti hanno molto in comune. Confessano gli stessi antichi credi. Credono in molte delle stesse dottrine. Usano gran parte dello stesso vocabolario teologico: Dio, Gesù Cristo, Spirito Santo, Bibbia, peccato, fede, salvezza, chiesa, resurrezione, ecc. Ma c'è una differenza lampante nel modo in cui i cattolici e i protestanti rispondono a una domanda fondamentale: come viene reso giusto un peccatore agli occhi di Dio?

Il dott. Leonardo De Chirico spiega la differenza tra il Cattolicesimo e la Riforma per quanto riguarda la dottrina della salvezza. He fatto quest’intervento alla Conferenza sulla Teologia Riformata di Milano (CTRM) nel 2022. Per saperne di più, visita il sito di web della Chiesa Riformata ‘Filadelifa’.

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Ep.48: Scelto da Dio: Elezione incondizionata
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Ep.48: Scelto da Dio: Elezione incondizionata

In quest’episodio speciale, presentiamo un intervento fatto dal Rev. Nazzareno Ulfo, il pastore della Chiesa “Sola Grazia” di Caltanissetta, Sicilia. Il pastore Ulfo ha fatto questa lezione alla Conferenza sulla Teologia Riformata a Milano (CTRM) nel 2023. Per maggiori informazioni sul CTRM annuale, visita il sito web.

Praticamente, la dottrina dell’elezione ci insegna che fin dall’eternità Dio, nella sua grazia straordinaria, ha scelto di salvare una grande moltitudine di peccatori malvagi e lasciare il resto nei loro peccati per affrontare le conseguenze, cioè il giudizio di Dio. Alcuni ricevono misericordia, altri ricevono giudizio. Tutti meritano giudizio, e nessuno meritano misericordia. La decisione è nelle mani di Dio. Nessuno, tuttavia, è trattato ingiustamente.

Dio non ci ha scelto a causa di una condizione ciò che noi abbiamo adempiuto. Come i Canoni di Dort spiega, “Elezione è avvenuta non in considerazione della previsione della fede e dell’obbedienza della fede, della santità di qualche altra buona qualità e disposizione, quale causa e condizione previamente richiesta nell’uomo che doveva essere eletto, ma per dare la fede e l’obbedienza della fede, la santità, ecc.”

Il punto è che Dio è sovrano e ha fatto una scelta prima ha creato il cielo e la terra. Ha prestabilito la nostra redenzione nell’eternità. Siamo stati eletti in Cristo prima della fondazione del mondo, predestinandoci a essere adottati per mezzo Gesù Cristo. Padre, Figlio e Spirito hanno stretto un patto tra loro per portare dei peccatori alla gloria.

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Ep.47: “La nostra patria vera”
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Ep.47: “La nostra patria vera”

In quest'episodio speciale, presentiamo una lezione del pastore Michael Brown che ha fatto alla Conferenza sulla Teologia Riformata di Milano (CTRM) nel 2024. L'intervento è stato intitolato: "I nuovi cieli e la nuova terra". Lo presentiamo come la conclusione della serie sull'escatologia.

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Ep.46: La nuova terra
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Ep.46: La nuova terra

La Parola di Dio ci dice che quando un credente muore, il suo corpo entra nella tomba, ma la sua anima entra immediatamente in presenza di Cristo. Ecco perché l’apostolo Paolo dice in 2 Corinzi 5:8: «siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore». E in Filippesi 1:21, egli afferma: «Infatti per me il vivere è Cristo e il morire, guadagno…ho il desidero di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio».

Però, secondo la Bibbia, questa non è la nostra destinazione finale. Questo è solo lo stato intermedio. È uno stato di beatitudine, ma è provvisoria e incompleta. La nostra speranza non è una vita in cielo, lontano dalla terra, vivendo senza un corpo. Invece, speriamo in qualcosa di più. Come confessiamo nel Simbolo Niceno, «aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita nel mondo che verrà».

Quando un credente muore, la sua anima entra immediatamente alla presenza di Cristo dove attende la risurrezione della carne e la nuova terra che Cristo realizzerà quando ritornerà nell’ultimo giorno.

Questo sarà l’apice della sua opera redentrice e il compimento della nostra salvezza. Quando arriveremo nella nuova terra, esclameremo: “Finalmente sono a casa! Questa è la mia terra! Appartengo a questi luoghi!”

In quest'episodio, la squadra di Ad Fontes parla della nuova terra, la nostra patria vera.

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Ep.45: Il giudizio finale
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Ep.45: Il giudizio finale

Nella cultura occidentale di oggi, il giudizio divino è l’articolo di fede più offensivo del cristianesimo. La gente non ha alcun problema con un Dio d’amore che ci sostiene, indipendentemente da come viviamo la nostra vita. Si oppone, tuttavia, all’idea di un Dio che giudica. Sono convinti che un Dio d’amore non può provare ira e collera. Dicono: “Solo Dio può giudicarmi”. Ciò che intendono con questo è: “Il mio Dio non mi giudicherà, perché il mio Dio è un Dio d’amore”. Hanno ricreato Dio in quello che vogliono che sia, invece di adorare e sottomettersi al Dio che si è rivelato nella sua Parola. Però, la Bibbia insegna che alla fine della storia, ci sarà un giudizio finale quando ogni essere umano comparirà davanti al tribunale di Cristo. L’opera di giudizio costituirà l’esaltazione finale di Cristo e il suo trionfo più alto. Se sulla terra Egli fu condannato da giudici terreni, allora, sarà Lui a sedere per giudicare le autorità terrene. In questa vita, il destino finale di ogni essere umano è rimasto nascosto. Ma nel giudizio finale, non c’è nulla ora di nascosto che non sarà rivelato. Il destino di ogni persona sarà rivelato, insieme alla fede che ognuno aveva o non aveva, le opere che ciascuno ha compiuto e la vita che ciascuno ha vissuto. In quest'episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo esplorano la questione del giudizio finale e come possiamo avere speranza per questo giorno.

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Ep.44: La risurrezione del corpo
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Ep.44: La risurrezione del corpo

Cosa succede dopo la morte? Qual è la speranza del cristiano?

Purtroppo, molti Cristiani parlano di “andare in Cielo quando si muore”, come se fosse il fine ultimo della salvezza. Ma questo ha più il sapore della filosofia pagana che della dottrina biblica.

Dio promette più di un miglioramento del mondo o di noi stessi. Promette una nuova creazione. L’anticipazione di questa realtà non si limita a colmarci di un sentimento breve di benessere che balla secondo il nostro livello di salute, ricchezza e felicità. Crea gioia nel cuore anche su letto di morte.

La buona notizia è che per noi, la morte aveva perso il dardo. La morte non è più una pena legale per il peccato. È invece la sepoltura in inverno del seme che irrompe dalla dura terra al ritorno di Cristo, per fiorire come parte della nuova creazione divina (1 Corinzi 15:42–45).

La nostra redenzione non sarà completa finché i nostri corpi non risorgeranno in eterna gloria. Quindi non c'è fede cristiana senza risurrezione del corpo. Il concetto di risurrezione è assolutamente essenziale per tutta la fede apostolica.

La risurrezione di Cristo è il pegno e la garanzia della futura risurrezione dei credenti, e un po’ di quella vita futura è già presente nei nostri cuori fin da oggi. Egli è primizia dei credenti che sono morti. Egli ci dice: “Perché io vivo, anche voi vivrete”.

La speranza cristiana è generata dal vangelo. Sono le promesse di Dio, adempiute in Cristo, a dare ai credenti l’eccezionale abilità di accettare la realtà della malattia, della debolezza e perfino della morte, perché sanno che non marca il capitolo finale.

In quest’episodio, la squadra di Ad Fontes (i pastori Vincenzo, Gavino e Mike) parlano della risurrezione del corpo.

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Ep.43: I segni dei tempi
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Ep.43: I segni dei tempi

A volte, i cristiani usano l’espressione i “segni dei tempi” per descrivere certi eventi o situazioni che il Nuovo Testamento dice che precedono, oppure indicano il ritorno di Cristo. Per esempio, la tribolazione, l'apostasia e l'anticristo.

Però, se questi segni indicano certi eventi che devono ancora accadere prima che Gesù ritorni, come possiamo essere sempre pronti per questo ritorno? Una riflessione su questi segni, non comporta il pericolo di spingere il ritorno di Cristo in un lontanissimo futuro, in modo da non curarsi troppo di essere sempre pronti? Oppure c'è un aspetto "già" e uno "non ancora" in questi segni?

I pastori Mike, Gavino e Vincenzo parlano dei segni dei tempi che ricordano alla chiesa di vigilare costantemente e che Dio ha il controllo assoluto sulla storia e la guiderà fino alla sua conclusione in Cristo.

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Ep.42: Cosa significano i mille anni d’Apocalisse?
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Ep.42: Cosa significano i mille anni d’Apocalisse?

In quest’episodio di Ad Fontes, ascoltiamo un eccezionale intervento dal pastore Vincenzo Coluccia sul significato d’Apocalisse 20. Questa lezione è andata alla Conferenza sulla Teologia Riformata a Milano (CTRM) nel 2024. Non perdetevelo!

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Ep.41: Il millennio
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Ep.41: Il millennio

Nel libro dell’Apocalisse si parla di persone che vivono e regnano con Cristo per mille anni (Apocalisse 20.4). In effetti, questo testo è l’unica citazione del millennio nella Bibbia. Eppure, interpretazioni divergenti di questo brano, hanno portato alla formazione di almeno tre modi diversi di comprendere la natura del millennio qui descritto: il premillenarismo, il postmillenarismo e l’amillenarismo. Qual è l'interpretazione corretta e ha importanza?

In quest’episodio, i pastori Michael Brown, Vincenzo Coluccia e Gavino Fioretti fanno una breve definizione di cos’è il pre- il post- e l’amillenarismo. Poi parlano delle basilari regole ermeneutiche per interpretare Apocalisse 20. Inoltre, spiegano cosa insegna questo controverso capitolo, mostrando alcuni importanti risvolti pastorali per noi che viviamo al di qua del ritorno di Cristo!

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Ep.40: La natura del ritorno di Cristo
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Ep.40: La natura del ritorno di Cristo

Come seguito dell’episodio 39: “Il ritorno di Cristo”, presentiamo questo intervento fatto da Francesco Pollicino alla Conferenza sulla Teologia Riformata a Milano nel 2024.

Sin dall’ascensione di Cristo, la Chiesa ha atteso il ritorno di Cristo. Confessiamo nel credo niceno che Cristo «di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine». Il Signore è venuto per inaugurare il suo regno, ma verrà di nuovo per portarlo a compimento. Sebbene in un senso il regno di Dio è già presente, in un altro, è futuro. Viviamo tra il primo e il secondo avvento di Cristo. Guardando indietro, con gioia, alla prima venuta di Cristo, pensiamo al futuro nell’attesa del suo ritorno promesso.

Storicamente, la chiesa in ogni epoca ha capito che la Bibbia insegna che il ritorno di Cristo sarà personale, visibile e glorioso. Ma nel XIX secolo emerse un nuovo sistema teologico di interpretazione biblica chiamato “dispensazionalismo”, nato in gran parte dagli scritti di John Nelson Darby, e, durante il XX secolo, si è diffuso rapidamente tra gli evangelici specialmente negli Stati Uniti a causa della pubblicazione della Bibbia Scofield, con le sue note di studio. Questo sistema di interpretazione, che non è riformato né biblico, ha creato molta confusione riguardo all’escatologia e al modo in cui comprendiamo il ritorno di Cristo.

In questa serie parleremo del dispensazionalismo, perché si tratta di un sistema di interpretazione moderno e non biblico. Il nostro obiettivo non è solo quello di offrire una critica del dispensazionalismo, ma soprattutto di presentare e difendere la dottrina storica e biblica del ritorno di Cristo e delle ultime cose, poiché il ritorno di Cristo, come dice Tito 2:13, è veramente la nostra “beata speranza”.

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Ep.39: Il ritorno di Cristo
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Ep.39: Il ritorno di Cristo

Sin dall’ascensione di Cristo, la Chiesa ha atteso il ritorno di Cristo. Confessiamo nel credo niceno che Cristo «di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine». Il Signore è venuto per inaugurare il suo regno, ma verrà di nuovo per portarlo a compimento. Sebbene in un senso il regno di Dio è già presente, in un altro, è futuro. Viviamo tra il primo e il secondo avvento di Cristo. Guardando indietro, con gioia, alla prima venuta di Cristo, pensiamo al futuro nell’attesa del suo ritorno promesso.

Storicamente, la chiesa in ogni epoca ha capito che la Bibbia insegna che il ritorno di Cristo sarà personale, visibile e glorioso. Ma nel XIX secolo emerse un nuovo sistema teologico di interpretazione biblica chiamato “dispensazionalismo”, nato in gran parte dagli scritti di John Nelson Darby, e, durante il XX secolo, si è diffuso rapidamente tra gli evangelici specialmente negli Stati Uniti a causa della pubblicazione della Bibbia Scofield, con le sue note di studio. Questo sistema di interpretazione, che non è riformato né biblico, ha creato molta confusione riguardo all’escatologia e al modo in cui comprendiamo il ritorno di Cristo.

In questa serie parleremo del dispensazionalismo, perché si tratta di un sistema di interpretazione moderno e non biblico. Il nostro obiettivo non è solo quello di offrire una critica del dispensazionalismo, ma soprattutto di presentare e difendere la dottrina storica e biblica del ritorno di Cristo e delle ultime cose, poiché il ritorno di Cristo, come dice Tito 2:13, è veramente la nostra “beata speranza”.

In questa puntata, i pastori Vincenzo, Gavino e Mike parlano della natura del ritorno di Cristo.

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Ep.38: Il “già” e il “non ancora”: L’introduzione all’escatologia
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Ep.38: Il “già” e il “non ancora”: L’introduzione all’escatologia

La parola “escatologia” deriva da due parole greche, eschatos e logos, e significa la dottrina delle ultime cose. Ma dobbiamo comprendere che tutto il cristianesimo è, in un vero senso, escatologico. I teologi sistematici mettono l’escatologia alla fine dei loro sistemi a motivo di una organizzazione logica. Però, i teologi biblici – come Geerhardus Vos – ci ricordano che in realtà l’escatologia precede tutto. Essa è il tessuto e la trama della Scrittura. Dall’inizio alla fine, dalla Genesi all’Apocalisse, l’intera Bibbia è escatologica nella sua prospettiva. Ogni credente è già nel Regno di Dio, gode le sue benedizioni e ne condivide le responsabilità. Allo stesso tempo, il credente comprende che il Regno è ora presente solo nel suo stato provvisorio e incompleto, e, quindi, aspetta la sua finale realizzazione alla fine dell’età nella risurrezione.

In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo iniziano una serie sull’escatologia, parlando della tensione tra il “già” e il “non ancora”.

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Ep.37: Il grande mandato
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Ep.37: Il grande mandato

Poco prima la sua ascensione, il nostro Signore disse ai suoi apostoli: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:18-20).

Conosciamo questo brano come “Il grande mandato”. È indiscutibilmente il testo più importante in tutta la Scrittura per comprendere il caso biblico delle missioni. In quest'episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino, con l'ospite speciale Humberto Arisa de Oliveira, il pastore della Chiesa Presbiteriana di Legnano, parlano del fondamento, dell’obiettivo, dei mezzi e della promessa della missione della chiesa nel mondo.

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Ep.36: La vera natura della Santa Cena
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Ep.36: La vera natura della Santa Cena

Cosa succede quando un credente riceve la Santa Cena con fede? Cosa dice la Bibbia? Cosa dice la Riforma Protestante del XVI secolo? È solo un simbolo per aiutarci a ricordare la morte di Cristo? O è qualcosa di più?

Purtroppo oggi la maggior parte delle chiese evangeliche non celebra la Santa Cena settimanale, come era usanza della chiesa primitiva. Come ha detto uno scrittore, oggi molti evangelici vedono i video durante il culto più spesso di quanto non vedano la Santa Cena. Cosa è successo nella chiesa evangelica? Sembra che gran parte di ciò sia dovuto a una reazione eccessiva ad alcuni degli errori e delle superstizioni della Chiesa cattolica romana riguardo ai sacramenti.

Come spesso accade, tuttavia, le reazioni eccessive teologiche a una posizione particolare possono produrre nuovi errori e nuove superstizioni. Ecco perché dobbiamo esaminare le Scritture: deve essere la Parola e non le nostre paure, pregiudizi o preoccupazioni che formano la nostra teologia e pratica. Inoltre, dobbiamo riscoprire la saggezza della Riforma Protestante ed applicarla al nostro tempo. Se siamo veramente protestanti, dobbiamo capire le reali differenze tra Roma e la Riforma.

Per questa puntata, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo prendono in considerazione la dottrina dell’Eucaristia in quattro parti: 1) Che cosa insegna la Bibbia? 2) Che cosa insegna la Chiesa Cattolica Romana? 3) Che cosa insegnò la Riforma Protestante? 4) Perché questo è importante per noi oggi?

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Ep.35: Cristianesimo e liberalismo
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Ep.35: Cristianesimo e liberalismo

J. Gresham Machen (1881-1937) fu ministro nella chiesa presbiteriana storica negli Stati Uniti, cioè la Presbyterian Church USA. Fu anche professore di Nuovo Testamento al Seminario teologico di Princeton. Eppure, ai tempi di Machen, l’ascesa del liberalismo teologico aveva talmente permeato la chiesa che anche queste istituzioni calvinistiche e riformate iniziarono ad abbracciare il liberalismo ed abbandonare le dottrine bibliche e storiche di Dio e dell’uomo. Per Machen questo era peggio di un errore teologico; questo era niente meno di una separazione dal Vangelo e dal cristianesimo. «Con riferimento a tali presupposti», dice lui nel suo libro classico del 1923, Cristianesimo e liberalismo, «e per quanto riguarda il Vangelo stesso, il liberalismo moderno è diametralmente opposto al cristianesimo». Per Machen, il liberalismo non era una legittima espressione del cristianesimo storico, bensì una religione completamente diversa.

Le idee hanno conseguenze. Oggi, la Presbyterian Church USA esiste ancora, ma è molto difficile trovarne una che predichi il Vangelo. Non si trovano prediche sulla santità di Dio, sulla peccaminosità dell’uomo e sulla redenzione che è solo in Cristo attraverso la sua vita, morte e risurrezione. Invece, si trovano prediche sulle opinioni umane dei problemi sociali, e quasi sempre da una posizione fortemente di sinistra. Spesso sui suoi bellissimi edifici storici c’è la bandiera LGBTQ a sostegno del gay pride. Come denominazione, consente l’ordinazione di pastori apertamente gay, lesbiche o bisessuali.

Com’è possibile? Come ha fatto una Chiesa che per più di duecento anni ha predicato, insegnato e difeso la Bibbia e la teologia riformata ad allontanarsi così tanto che oggi è nota per predicare, insegnare e difendere i diritti dei transgender e l’ideologia “woke”? Potremmo porre la stessa domanda riguardo alla Chiesa valdese o alla Chiesa di Scozia. Cosa è successo a queste chiese? C’era una volta in cui queste chiese erano come un transatlantico della fede riformata, una nave enorme e stabile. Ma, come la storia del Titanic, ad un certo punto non sono riuscite ad evitare gli iceberg e cominciarono ad affondare. Ecco perché dobbiamo essere vigili e fedeli con le dottrine storiche come quella di Dio e quella dell’uomo. Se questo problema fu cruciale ai tempi di Machen cento anni fa, quanto più urgente è per noi oggi che viviamo in un mondo molto più laico ed estremamente ignorante delle dottrine bibliche.

In quest’episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino, con l'ospite speciale, il pastore Francesco Pollicino, parlano del libro di Machen, Cristianesimo e liberalismo, e perché è ancora attuale ed utile per noi oggi.

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Ep.34: Unione con Cristo
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Ep.34: Unione con Cristo

Leggendo le lettere dell’apostolo Paolo, siamo colpiti dalla frequenza e dall’espressione “in Cristo”. In effetti, egli usa questo termine 164 volte. Ma cosa significa essere “in Cristo”? Perché questo linguaggio è importante?

L’identità del cristiano è definita dalla sua posizione “in” Cristo, unito a Lui. Più approfondisce la questione, più scopre che essa racchiude una verità centrale per la comprensione cristiana della salvezza.

In realtà, la nostra unione con Cristo comprende ogni aspetto della nostra salvezza, dalla sua origine nel patto della redenzione prima la fondazione del mondo tra il Padre, il Figlio e lo Spirito, fino alla consumazione nella nostra glorificazione.

In altre parole, solo in Cristo, siamo stati eletti. Solo in Cristo siamo rigenerati. Solo in Cristo siamo giustificati. Solo in Cristo siamo adottati. Solo in Cristo siamo santificati. In Cristo saremo glorificati.

Ognuno di questi aspetti della nostra redenzione si trova nella nostra unione con Cristo. Anche se Cristo è asceso al cielo ed è fisicamente assente dalla terra, siamo comunque uniti a lui in un modo molto più intimo della comunione di cui godevano i discepoli originali durante il suo ministero terreno.

Come Cristo si è unito a noi nella nostra carne, nei nostri peccati, nella nostra sofferenza e morte, così ora ci unisce a sé per mezzo dello Spirito, affinché possiamo già godere della nuova creazione che Egli ha inaugurato.

In questa unione - un’unione legale, mistica e organica - cresciamo in un rapporto di alleanza con Cristo, Colui al quale siamo uniti per sempre.

In quest’episodio speciale, i pastori Mike, Vincenzo, Gavino e special ospite Manuel Morelli, il pastore della Chiesa Solo Cristo a Ravenna, parlano della dottrina dell’unione con Cristo.

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Ep.33: Il nuovo papa: Cosa dovremmo aspettarci da Leone XIV?
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Ep.33: Il nuovo papa: Cosa dovremmo aspettarci da Leone XIV?

La Chiesa cattolica romana ha il suo nuovo Papa, il cardinale americano e agostiniano Robert Francis Prevost (Leone XIV). Ma chi è questo nuovo papa? Cosa dobbiamo aspettarci da lui? Il suo primo discorso alla folla in piazza San Pietro ha aperto una finestra sui possibili temi del suo papato. Il suo primo discorso alla folla in piazza San Pietro ci ha dato uno scorcio sui possibili temi del suo papato. Ha fatto molteplici riferimenti alla “pace”, alla “costruzione di ponti”, al “dialogo” e all'“amore”, ma il peccato e la redenzione in Cristo solo non sono stati nemmeno menzionati. La sua prima preghiera papale è stata rivolta a Maria (“Ave Maria”). Il suo primo atto da Papa è stato un'indulgenza plenaria per tutti (cioè la remissione dei peccati temporali). Nonostante questo papa sia agostiniano, è chiaro che la Riforma è ben lungi dall'essere conclusa.

In quest’episodio speciale, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano con Leonardo De Chirico, un esperto del papato e del cattolicesimo.

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Ep.31: L’alba della nuova creazione: Il nuovo patto
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Ep.31: L’alba della nuova creazione: Il nuovo patto

In un certo senso, tutto il messaggio della Bibbia riguarda il nuovo patto, cioè quel patto per mezzo del quale Dio, mediante l’opera perfetta di Cristo, dà vita alla nuova creazione alla quale partecipa il suo popolo, adempiendo così le promesse fatte nel patto con Abraamo. L’intero svolgimento della storia della redenzione – dalla prima promessa di un Salvatore in Genesi 3:15, passando da Abraamo e Davide, per arrivare fino a Cristo – anticipa la nuova creazione inaugurata da questo patto.

I profeti dell’Antico Testamento annunciavano un rinnovamento, che sarebbe venuto per grazia di Dio, mediante il Messia promesso. Nonostante il popolo avesse violato il patto con Mosè, Dio non avrebbe dimenticato le promesse incondizionate fatte ad Abraamo. I profeti contemplavano all’orizzonte un nuovo patto, in virtù del quale si sarebbe finalmente adempiuto il patto fatto con Abraamo: mediante l’opera del Messia e per la potenza dello Spirito, sarebbe sorte una nuova umanità e una nuova creazione. Non si sarebbe trattato semplicemente di una restaurazione del patto con Mosè, bensì di qualcosa di completamente nuovo.

Ma che importanza hanno per noi queste cose? La “buona novella” per noi è che questo mondo a venire ha fatto irruzione nel presente secolo malvagio con la vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. In virtù dell’opera compiuta da Cristo per sempre, il nuovo patto è stato inaugurato, nel senso che ha avuto inizio in vista della consumazione finale. Con Cristo, abbiamo visto l’alba della nuova creazione!

In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo parlano del nuovo patto e perché è importante per la vita cristiana.

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